Oh, Firmino!

Firmino è un topo nato all’Orto Botanico. È il tredicesimo cucciolo della nidiata, il più fragile e malaticcio. Sua mamma ha solo 12 mammelle e Firmino rimane l’unico escluso dal nutrimento, per cui deve iniziare ben presto a cavarsela da solo e deve inventarsi qualcosa per sopravvivere e comincia ad assaggiare quel che ha intorno.

Scopre che gli erbari più belli sono i più buoni, che quelli dell’800 sono i più saporiti e che ogni campione vegetale conferisce alla carta una sfumatura di gusto diversa, un quid che di certo il latte non gli avrebbe assicurato. Diventa così un vorace appassionato di botanica antica, cominciando a identificarsi con i grandi eroi della sistematica di ogni tempo e sviluppando una competenza che spazia da De Candolle a Linneo, dalle monocotiledoni alle viole odorose, dalle peonie alle crittogame.

Un morsetto di qua e una rosicchiata di là, il topo botanico Firmino impara a riconoscere le specie riconosciute nelle carpette degli erbari al semplice fiuto e le risparmia tutte, limitandosi a mangiare la carta spessa, rugosa e assorbente, che sporge dai bordi.

Rispetto al libro, il Firmino dell’Orto Botanico e la sua biblioteca di piante dovrebbero avere sorte migliore.