muri caldi di città

Alla fine del 1500 la scienza non era quella che conosciamo oggi, ma il botanico svizzero Conrad Gessner aveva già iniziato a studiare i fichi piantati vicino ai muri di periferia. Aveva notato che questi elementi urbanistici non solo proteggevano le piante dal vento, ma rilasciando la notte il calore accumulato di giorno producevano un microclima idoneo alla coltivazione redditizia di piante più mediterranee che alpine. Nei secoli successivi i fruit walls si diffusero permettendo la coltivazione di pesche e viti nel nord della Francia e persino in Olanda, nonostante le temperature fossero ben più rigide di quelle odierne.
Dalle osservazioni di Gessner a oggi è cambiato molto nelle conoscenze e sfortunatamente anche nel clima, al punto che la vite si coltiva senza ausili sempre più a nord. Sono mutate anche le città e lo faranno sempre di più nel futuro prossimo: nei prossimi 35 anni avremo 100 megalopoli ad alta densità e la popolazione urbana aumenterà del 60%. A non cambiare invece è il comportamento degli alberi, che beneficiano del calore assicurato dai palazzi urbani. In media si ritiene che nei pressi degli edifici si abbiano temperature superiori di circa 3 °C rispetto alle campagne circostanti, con picchi di 10 °C nelle cosiddette isole di calore.
Strumenti e metodi più fini di quelli a disposizione di Gessner permettono ora di quantificare i vantaggi della vita cittadina per le piante, con indicazioni utili al futuro del verde urbano e dell’ambiente in generale. Analizzando il fusto di oltre 1400 alberi in 10 citta a varie latitudini si è scoperto che dal 1960 a oggi la loro crescita è stata superiore di quasi un quarto rispetto alle piante di campagna, con un effetto più marcato nelle zone a clima più freddo. Il beneficio è dato da una fotosintesi più efficiente e da un periodo di crescita più esteso, anche di 9 giorni all’anno.
Queste indicazioni permettono di studiare in anticipo le risposte al riscaldamento globale, ma suggeriscono anche alcuni elementi negativi. Ad esempio, le alberature urbane invecchieranno più rapidamente, obbligando a un turnover più rapido del previsto e a maggiori costi di manutenzione.