Fitoterapia

Esistono casi in cui il dizionario non svela completamente l’uso che facciamo delle parole. Capita con quei termini che possiedono sia una definizione lessicale che una legale, a sua volta riferita ad aspetti per loro natura variabili come quelli scientifici. Questo, con fondate ragioni storiche, porta a diverse interpretazioni del vocabolo “fitoterapia”.

Cosa significa “fitoterapia”?

La possiamo definire come la scienza medica che usa i vegetali per curare le persone o per intervenire sul loro stato di salute. Già questa distinzione richiede un chiarimento: le piante medicinali curano le malattie o aiutano i sani? Ambedue le cose, ovviamente, ma per i due diversi scopi servono prodotti con regole diverse. Nel primo caso, ad esempio, abbiamo dei farmaci veri e propri e nell’altro abbiamo prodotti con requisiti differenti.

Nel corso del tempo è radicalmente cambiato il modo in cui la scienza studia le piante medicinali e con esso le regole di ciò che chiamiamo “farmaco”. Un farmaco a base di piante usato nel 1800 si fondava sui dati scientifici dell’epoca e seguiva le norme allora vigenti, soddisfacendo le esigenze dei tempi con gli strumenti allora disponibili. Le indicazioni passate, però, in molti casi sono state smentite da evidenze più recenti e quando state confermate magari si sono aggiunte migliorie. Questo significa che un fitoterapico del passato non descrive lo stesso prodotto oggi e lo stesso avviene con la fitoterapia.

Perché le indicazioni tradizionali non sono sempre valide?

I suggerimenti derivati dagli usi tradizionali delle piante sono stati e sono utilissimi nella scoperta di nuove sostanze. Tuttavia, il contesto in cui le conoscenze si definiscono e si applicano è sempre importante. Nuove scoperte scientifiche possono ridimensionare o smentire i saperi precedenti, grazie a studi più approfonditi e così un rimedio in voga nel passato può andare in disuso. Al tempo stesso cambia la disponibilità di alternative e il rimedio che un tempo veniva considerato valido in assenza di altro diventa superato perché nuove soluzioni si sono dimostrate più efficaci, più pratiche o magari semplicemente più economiche. Anche il mondo della fitoterapia cambia nel tempo, migliorandosi grazie alle valutazioni caso per caso, pianta per pianta, malattia per malattia.

Che caratteristiche hanno i prodotti derivati dalle piante?

Oggi, i medicinali fitoterapici sono tutti quei farmaci il cui principio attivo è una sostanza vegetale. Si tratta di medicinali a tutti gli effetti, ufficialmente approvati dopo averne verificato a priori efficacia e sicurezza, garantiti per la loro qualità con regole uguali a quelle di tutti gli altri farmaci. Sono venduti esclusivamente nelle farmacie, sia con che senza ricetta medica e non hanno nulla di diverso dai farmaci “di sintesi” se non l’origine del contenuto. Non sono nemmeno pochi: si stima che circa la metà dei medicinali autorizzati sia derivato direttamente o indirettamente da una fonte naturale. La loro forza è nella completa disponibilità di informazioni su efficacia, sicurezza, pro e contro, dosaggi e qualità.

Le farmacie, le erboristerie e in alcuni casi anche i supermercati sono però affollati da molti altri prodotti a base di piante. A differenziarli non è il canale di vendita bensì la normativa che regola ciascuno di essi. Troviamo piante medicinali protagoniste anche in prodotti galenici (creati direttamente dal farmacista ed equiparati ai farmaci), in integratori alimentari (spesso confusi coi fitoterapici), in dispositivi medici (come certi sciroppi per la tosse), in medicinali vegetali tradizionali, in presidi medico-chirurgici (come molti repellenti per zanzare), in cosmetici di vario tipo (inclusi i detergenti).

I requisiti di qualità e di efficacia per ciascuna categoria di variano. Per farmaci e galenici si impongono standard di efficacia, stabilità e contenuto che, ad esempio, la normativa degli integratori non richiede, destinando questi ultimi alle sole persone sane e non alla cura delle malattie. I medicinali vegetali tradizionali hanno vincoli intermedi sull’efficacia e una qualità di produzione di tipo farmaceutico. I presidi medico chirurgici e i dispositivi medici, che ogni tanto includono ingredienti vegetale hanno altre richieste ancora. Una delle caratteristiche importanti degli integratori alimentari a base di piante medicinali, spesso dimenticata, è che non si tratta di strumenti di cura o capaci da soli di risolvere un problema. Al contrario, sono da usare come tasselli in una strategia complessa che include lo stile di vita, l’alimentazione, l’igiene, eccetera.

Una o due fitoterapie?

Volendo usare una definizione rigida potremmo dire che la fitoterapia è quella disciplina con cui i medici curano i malati usando farmaci a base di piante. Si tratta di una prospettiva che molti considerano limitata, storicamente in conflitto con quella tradizionale che ritiene essenziale il ricorso alla pianta intera e non a una sola singola sostanza purificata anche in casi non necessariamente di malattia conclamata. A prescindere dall’approccio, la fitoterapia è una disciplina medica e non dovrebbe essere esercitata da figure con formazione inadatta.

Proiettili magici o lupara olistica?

Esiste una profonda differenza storica e di approccio tra le due anime della fitoterapia, che parte dalla scienza e dalle sue visioni. Dal punto di vista della ricerca, le piante medicinali possono essere indagate secondo due strategie: il cosiddetto approccio del “proiettile magico” radicato nella moderna farmacologia, o la “lupara olistica” strettamente legata alla tradizione.

Le piante non producono sostanze chimiche pensando ai bisogni dell’uomo e anzi creano intricate miscele di composti per risolvere i loro problemi di sopravvivenza. Per ridurre la complessità vegetale, il primo metodo è quindi da sempre focalizzato sul ruolo di composti chimicamente ben definiti e accuratamente dosati, ritenuti responsabili della maggior parte degli effetti. Una pianta, una sostanza, un effetto, in una prospettiva riduzionistica imposta anche dal tipo di strumenti sperimentali disponibili fino a poco tempo fa. Il secondo approccio, invece, cerca di considerare possibili sinergie e antagonismi, dichiarando che talvolta si possono ottenere esiti migliori usando tutta la miscela di composti presenti in una pianta, ovvero il ​​cosiddetto fitocomplesso. Il primo sistema punta a usare composti singoli e puri, il secondo cerca di giovarsi della “azione di squadra” offerta dalla chimica vegetale.

Noi uomini amiamo la classifiche assolute, non sempre a ragione. In questo caso un sistema non è necessariamente sempre migliore dell’altro, ma senza dubbio serve valutare caso per caso quale sia il più adatto. Questo implica studiare il proiettile magico o la lupara olistica con strumenti idonei e con rigore scientifico, senza preconcetti. Fino ad ora il primo ha ricevuto più attenzione.

Come si studiano le piante medicinali?

Anche qui torna il dualismo. Per trovare il proiettile magico, la molecola che colpisce in pieno il bersaglio della malattia, le piante medicinali vengono sottoposte a estrazione e progressivamente si purificano composti singoli, poi testati seguendo una precisa sequenza che parte da semplici test in vitro, prove su animali e termina con sperimentazioni condotte sull’uomo. Questo tipo di ricerca è stata sinora basata sulle tecnologie fin qui disponibili, che consentivano di monitorare solo poche sostanze per volta. Da qualche anno lo studio delle piante medicinali ha iniziato invece a disporre di sistemi capaci al contrario di analizzare la complessità, permettendo uno studio scientifico migliore dei processi basati sul fitocomplesso e tipici della fitoterapia tradizionale. Questi sistemi prevedono l’impiego di tecniche talmente potenti da poter misurare con un’unica analisi quasi tutte le sostanze presenti in un estratto, facendo emergere doti che altrimenti non si noterebbero. Qualunque sia la strategia, per entrare nel novero dei fitoterapici veri e propri è necessario giungere ai cosiddetti studi clinici, basati su grandi numeri di soggetti affetti da una precisa malattia o condizione. Grazie a questo, forse, nel futuro le riflessioni scientifiche fatte oggi sulla fitoterapia potrebbero nuovamente cambiare.