Principi e semi coriacei

C’era una volta un principe che pur di sposare una principessa viaggiava in lungo e in largo. Gira e rigira, non capiva mai se le principesse che incontrava erano vere o millantatrici e così tornò avvilito al castello e lì si chiuse dentro. Poi, durante una tempesta qualcuno bussò: davanti al re e alla regina c’era una ragazza, intirizzita e fradicia di pioggia, che sosteneva la sua principessitudine.

“Vedremo!” pensarono. Infilarono sotto al materasso nel letto degli ospiti un durissimo e squadrato seme di Gymnocladus dioicus. Poi presero altri venti materassi e li impilarono con cento soffici cuscini. La accolsero e la mattina dopo le chiesero come aveva dormito.

“Malissimo! Non ho chiuso occhio! Ero coricata su qualcosa di duro e adesso ho un gran livido!” Capirono che era vera principessitudine e pure l’irritazione per la nottataccia passò quando il principe la prese in sposa. Il vero protagonista, il seme, finì invece in un orto botanico, dove si è trasformato in un grande albero dai baccelli marroni a ricordare sia l’animo choosy della principessa che l’attesa paziente e viaggiatrice del principe.

Gymnocladus dioicus in natura è raro come un nobile e produce legumi dai semi durissimi che viaggiano nell’ambiente solo tramite corsi d’acqua, anche perché sono tossici per gli animali odierni. Se non vengono grattati, corrosi o maltrattati non germinano, ma aspettano. Si tratta di un anacronismo botanico e di un paradosso ecologico: fino a 10.000 anni fa i semi erano mangiati dai mastodonti, che li spargevano per le praterie ed estinti i quali la presenza ambientale dell’albero è andata inesorabilmente calando. Il duro guscio del seme serviva a resistere ai denti e alla corrosiva digestione di grandi animali e a far scattare il germoglio solo dopo un lungo viaggio (per intestini e praterie) che lo danneggiava facendo entrare acqua. Oggi, per far nascere uno di questi principi solitari e molto pazienti in assenza di principesse (e viceversa, dato che questa pianta ha individui maschili e femminili separati), serve bussare con forza alla porta con acidi e coltelli, per creare con la “scarificazione” una finta digestione che li tiri fuori dalla torre.