Giardino all’inglese

Girando attorno al lauroceraso e incamminandosi lungo lo stretto sentiero sulla sinistra in direzione della zona umida, ci si inoltra verso il cosiddetto giardino all’inglese, nel quale alcuni elementi artificiali come rocce e aiuole si integrano con elementi tipici delle aree naturali come i piccoli stagni. Questa tipologia di giardino cerca di unire le esigenze degli ecosistemi con quelle estetico-culturali dell’uomo. Possiamo osservare a destra un esemplare caratteristico di Mahonia napaulensis, specie di origine tibetana dai bei fiori gialli. Poco oltre spicca una grande Catalpa (Catalpa bignonioides) dal tronco corto e ricurvo, la cui chioma espansa è adornata dalle lunghissime silique persistenti fino ai mesi primaverili. È pianta spontanea lungo le coste del Golfo del Messico, soprattutto sui banchi sabbiosi dei tratti finali dei fiumi. Poco oltre si notano per la loro mole, da destra a sinistra, dei notevoli Cedrus atlantica con le loro foglie quasi argentee, una grande magnolia (Magnolia grandiflora) e un maestoso tulipifero (Liriodendron tulipifera). Anch’esso è di origine nordamericana e così chiamato per i fiori assomiglianti a quelli del tulipano, che si schiudono tra giugno e luglio da quando l’albero ha raggiunto i trenta anni d’età. Al suolo, invece, un’aiuola ricca di ellebori colora il prato durante la fioritura.

Proseguendo per lo stretto sentiero in leggera pendenza si giunge alla zona dei laghetti, dove nelle stagioni opportune, insieme ad altre piante acquatiche, si possono osservare la ninfea (Nymphaea alba), una delle piante acquatiche più ricercate a scopo ornamentale per le foglie dalla linea armoniosa e i fiori numerosi bianco-candidi; il giacinto d’acqua (Eichornia crassipes), dai piccioli espansi e ricchi di un tessuto spugnoso, caratterizzato da ampi spazi vuoti che facilitano il rifornimento di ossigeno e il galleggiamento; la graziosa lattuga d’acqua (Pistia stratiotes); il calamo aromatico (Acorus calamus) il cui rizoma contiene un olio essenziale usato in profumeria per l’aroma caldo-speziato e legnoso; la freccia d’acqua (Sagittaria sagittaefolia), con i fiori disposti in un racemo piuttosto rado e, infine, il papiro (Cyperus papyrus), conservato in grandi vasi nel bacino più basso. Originaria del Medio Oriente, questa specie si è naturalizzata in Sicilia vicino a Siracusa e qui in Orto è osservabile anche in vasi sulla terrazza all’ingresso delle serre. Gli antichi egiziani ne usavano l’abbondante midollo dei fusti per produrre carta da scrivere, gli omonimi papiri.

Ai margini del laghetto crescono un grande e profumato albero di Calocedrus decurrens e un vetusto sambuco (Sambucus nigra v. laciniata) degno di nota oltretutto per il suo fogliame ornamentale.

Il sentiero si perde poi verso l’angolo a sud ovest dell’Orto, nel prato in cui vivono l’abete rosso (Picea abies) e l’abete bianco (Abies alba), una sofora (Sophora japonica), una robinia (Robinia pseudoacacia), dei grandi Juglans nigra e Sequoia sempervirens. Risalta per la sua imponenza un frassino meridionale (Fraxinus angustifolia subsp. oxycarpa) assai resistente alle stagioni aride. Sulla destra, invece, si trova un piccolo boschetto di bambù (Phyllostachys spp.), con culmi di notevoli dimensioni. In questa zona, l’erba viene appositamente lasciata vegetare fino a compimento del ciclo vitale delle specie, al fine di offrire rifugio per insetti impollinatori e per garantire la produzione di semi.

Costeggiando il confine meridionale dell’Orto, dopo aver girato attorno a un grande nocciolo, si incontrano poi un maestoso ippocastano (Aesculus hippocastanum): questa specie si riproduce facilmente per seme, impiegando però semi appena raccolti, poiché il loro periodo germinativo è molto breve; una sequoia (Sequoia sempervirens) con la tipica corteccia bruno-rossiccia spugnosa, solcata da profonde fessure cui l’albero deve il nome anglosassone di redwood. Nel suo habitat naturale, sulle coste del Pacifico nordamericano, può diventare millenaria. Nella stessa zona vegetano anche una Koelreuteria paniculata, detto anche albero delle lanterne cinesi per la forma dei frutti che compaiono in estate, e una Hovenia dulcis. Nonostante la nomea attribuitale da Oscar Wilde, secondo il quale ne “Il ritratto di Dorian Gray” il suo profumo porterebbe alla pazzia, i piccioli fiorali ingrossati di questa pianta, carnosi e dolcissimi, sono edibili e ne determinano il nome di albero dell’uva passa. Poco più all’interno è presente un esemplare di Mallotus japonicus, le cui grandi foglie vengono tradizionalmente usate in asia per avvolgere gli alimenti e i cui nettari extrafiorali gli consentono di ottenere un’efficace difesa contro i parassiti grazie ad abili squadre di formiche.

Giunti al cancello storico di accesso lungo Viale Martiri della Liberà vivono due alti e slanciati pini (Pinus nigra, subsp. laricio), che superano i quaranta metri di altezza. In Italia il pino laricio forma vaste pinete sulla Sila e sull’Aspromonte fra gli ottocento e i millesettecento metri di altitudine. Per il resto, il margine rialzato con la strada è popolato da numerosi carpini, qualche farnia e alcuni Taxus baccata, mentre poco oltre i pini a sinistra si può ammirare un bell’Aesculus pavia.