Giardino all’italiana

Nello spazio a semicerchio antistante le serre, sono disposti i pannelli segnaletici dei percorsi di visita attivi in orto ed è possibile inoltrarsi nel giardino all’italiana, ben riconoscibile per le aiuole geometriche delimitate dalle caratteristiche e basse siepi di bosso opportunamente potate e rimesse a dimora nel 1997 dopo un periodo di abbandono. Questa tipologia di giardino richiede grandi sforzi ai giardinieri, in quanto l’interno dei quadranti dovrebbe contenere quasi esclusivamente prato ben rasato, ma nel tempo vi hanno trovato spazio varie essenze arboree e arbustive che ne hanno cambiato l’aspetto.

Lasciando alle spalle le serre settecentesche, nel primo quadrante posto a sinistra si osservano due esemplari di albero di Giuda (Cercis siliquastrum), i cui fiori color lilla sbocciano sui rami e anche sui tronchi (caulifloria), prima dell’emissione delle foglie; un esemplare di Phellodendron amurense, pianta tipica della flora asiatica dove è conosciuta come albero del sughero.

Nel secondo quadrante a sinistra osserviamo l’albero della morte (Taxus baccata), pianta velenosa in tutte le sue parti, all’infuori dell’arillo, ovvero la membrana gelatinosa rosso brillante. Questa pianta, pur abbattuta da eventi atmosferici, ha continuato a prosperare adattandosi alle nuove condizioni, creando un bell’esempio di resilienza vegetale. Poco oltre si trova un Gymnocladus dioica, originario degli Stati Uniti; i suoi semi arrostiti erano un tempo usati come surrogato del caffè, tanto che la pianta porta anche il nome di “caffè del Kentucky”.

Giunti nuovamente al cancello di Strada Martiri della Libertà è possibile tornare indietro e osservare i quadranti che si trovano sulla sinistra guardando le serre settecentesche. In quello più lontano dalle serre risaltano per la loro eleganza e la mole un esemplare di Tilia dasystila, e uno di Pawlonia imperialis che, nella tarda primavera, si copre di fiori color avorio con macchie violette, portati agli apici dei rami in grappoli eretti; trova spazio inoltre un noce nero (Juglans nigra), il cui legname non viene intaccato dagli insetti ed è ricercato dagli ebanisti per la durezza e le bellissime venature. Altri esemplari presenti sono un grande bagolaro (Celtis australis), pianta tipica delle foreste planiziali padane, Eucommia umoides, la cui corteccia viene usata nella medicina tradizionale cinese e Liquidambar styraciflua con le sue sgargianti foglie rosse in autunno.

L’ultimo quadrante ospita, invece, un salice piangente (Salix babylonica) che fa da cornice alla vasca centrale), un calicanto (Chimonanthus fragrans) dalla profumata fioritura invernale. In questa pianta la fecondazione è garantita dalla cantarofilia, ovvero da piccoli coleotteri che si attivano già alla metà dell’inverno quando il sole inizia a farsi più tiepido. Altre piante distintive sono Evodia danielli, con le sue doti mellifere che attirano e rifocillano le api durante la fioritura e Cryptoemeria japonica.