fuoco

A Parma, nel 1970, i giorni con temperature superiori ai 32 °C sono stati 27. Oggi, nel 2020, se ne contano più di 60. Se ci spostiamo in avanti di altri 50 anni, si prevede che il termometro sfonderà lo stesso limite di 32 °C in 79 giornate distinte. Numeri alla mano, si può dire che nel 2050 a Parma ci saranno le stesse condizioni oggi tipiche di Tunisi. È un modo come un altro, sicuramente molto immediato, per ribadire che nei nostri centri urbani l’aria si farà sempre più torrida.

Tutto questo caldo non è solo una conseguenza del cambiamento climatico e dell’innalzamento delle temperature planetarie, ma deriva anche da scelte architettoniche e urbanistiche comuni a molte città che amplificano l’impennata dei termometri. Tra queste, l’insufficiente copertura verde, sia per alberi che per prati, unita all’uso preponderante di materiali come cemento e asfalto. La disposizione degli edifici e delle strutture accessorie come parchi e giardini facilita ulteriormente la nascita delle cosiddette isole di calore, generando incrementi quantificabili a seconda dei casi in 3-10 °C in più rispetto alle aree extraurbane.

Cos’è un’isola di calore?

Le isole di calore sono aree metropolitane in cui l’aria è più calda e compaiono perché i materiali utilizzati nelle costruzioni assorbono e riemettono più energia solare rispetto all’ambiente naturale. Inoltre, la disposizione degli edifici, per lo più alti e su strade strette, impedisce la circolazione del vento, che di conseguenza non può diluire il calore. Questo fenomeno provoca disagio, ma anche aumento del consumo energetico tramite i condizionatori, che a loro volta riversano ulteriore calore nelle isole stesse. Si stima che il consumo di energia elettrica per condizionamento domestico cresca del 4% per ogni grado centigrado di innalzamento termico esterno.

L’entità delle isole di calore varia da città a città. Nelle zone più urbanizzate e con poca vegetazione l’effetto è più intenso, con picchi soprattutto notturni, perché le superfici continuano a rilasciare il calore acquisito di giorno. In questo senso però esiste una enorme differenza tra le superfici edificate con determinati materiali e quelle ricche di vegetazione posta su suolo umido: le prime di giorno arrivano a superare gli 80 °C mentre le seconde raramente superano i 20 °C. In altre parole, l’ombra degli alberi rinfresca molto di più di quella di una struttura inerte e la presenza di piante contribuisce in modo netto alla mitigazione delle isole di calore.

Perché l’ombra di un albero rinfresca più di quella di una tettoia?

Uno dei vantaggi delle alberature deriva dal fenomeno dell’evapotraspirazione. Le piante infatti evaporano acqua tramite le foglie innescando un meccanismo virtuoso . Un paesaggio urbano ben progettato, con alberi collocati in numero e posizioni adeguate, può dimezzare il bisogno di energia per condizionamento domestico. L’entità dei risultati però dipende molto dal tipo di alberi e dalla loro collocazione. Ad esempio, servirebbero oltre 60 eucalipti adulti in un ettaro per ridurre di un grado la temperatura in un quartiere, mentre basterebbero “solo” 25 grandi Liquidambar raddoppiare l’effetto. Il beneficio poi è strettamente locale e in genere tende a svanire oltre i 200 metri di distanza, per cui per massimizzarlo sarebbe meglio avere molti piccoli parchi diffusi sul territorio invece di parchi più grandi e meno distribuiti. Il contributo di parchi grandi è comunque consistente: una ricerca di pochi anni fa condotta sul Parco Ducale di Parma ha dimostrato come le condizioni microclimatiche della città sarebbero state enormemente peggiori se ai tempi anziché un parco fosse stato edificato un quartiere. La zona contribuisce soprattutto rendendo permeabile all’aria esterna il tessuto urbano, diluendo con aria fresca le zone circostanti.

Simulazione CNR IBIMET sul ruolo del Parco Ducale nella mitigazione del calore urbano a Parma (da “Isola di calore urbana e progettazione del comfort”, di T. Georgiadis – REBUS, link nel testo)

Quanto rinfrescano gli alberi e come aiutarli a farne di più?

L’evapotraspirazione consiste nella regolare emissione di vapore acqueo, con un processo che di fatto sottrae calore all’aria (circa 633 calorie per ogni grammo di acqua). A conti fatti un albero adulto può traspirare oltre 400 litri di acqua al giorno il cui effetto raffrescante coincide con 20 ore di funzionamento di cinque condizionatori di piccola potenza. Pertanto, le temperature dell’aria possono essere notevolmente inferiori all’ombra degli alberi rispetto a quella di una tettoia edifici: tra 1 ° C e 8 ° C. In più, questo fenomeno genera delle zone a diversa temperatura, innescando brezze locali rimescolando l’aria. Per effetto delle diverse dimensioni della chioma e delle foglie, non tutti gli alberi garantiscono le stesse performance. Un singolo albero di Tiglio o Acero ad esempio può garantire lo stesso effetto di sette individui di Frassino o di Spino di Giuda.

Anche disposizione e soprattutto gestione delle alberature possono incidere fortemente sugli effetti totali. Ad esempio la capacità “rinfrescante” di un albero piantato su un prato è circa dieci volte maggiore di un albero il cui tronco è circondato da asfalto. Si tratta dell’ennesima conferma di come godere dei benefici degli alberi per non avere in futuro 80 giorni a 32 °C a Parma non sia solo una questione di numeri ma anche di qualità della loro gestione.