Arboreto

Proseguendo sul lato delimitato a Sud da viale Martiri della Libertà ed a Est da due case di civile abitazione e da via Linati, trova spazio un piccolo arboreto il cui sottobosco, nella stagione primaveril e­d estiva si copre di fiori spontanei che trovano qui l’ambiente più adatto per vegetare e riprodursi: Scilla bifolia, Allium triquetrum, Corydalis cava, Anemone nemorosa, A. hepatica, A. ranunculoides, Primula acaulis, ecc. In questa area, come in altre porzioni del giardino, sono distribuite alcune delle 20 specie Cyclamen che costituiscono la collezione dedicata, le cui aiuole sono distinguibili in quanto delimitate da apposite barriere segnaletiche e di protezione.

In autunno e in inverno l’arboreto mantiene macchie di verde e di rosso grazie a numerosi cespugli di pungitopo (Ruscus aculeatus), mentre la caduta delle foglie permette di notare meglio anche le testimonianze delle piante che il tempo ci ha sottratto: il tronco di olmo di oltre duecento anni di età, giunto a fine vita nel 2018, testimonia la sua lunga presenza tra gli ospiti dell’orto e continua oggi a farci compagnia per finalità didattiche, così come la gigantesca ceppaia di pioppo che ancora campeggia poco oltre. Tra gli esemplari più caratteristici dell’arboreto spiccano due grandi platani (Platanus x acerifolia e P. occidentalis), un ginkgo, un Gymnocladus canadensis. Ai margini del giardino all’italiana troviamo la parrozia (Parrotia persica), originaria della Persia e dalla generosa chioma multicolore durante la stagione autunnale e alcune specie di aceri (Acer campestris, Acer monspessulanum, Acer platanoides).

Nei pressi dell’ingresso di Via Linati, opposto a quello di via Farini, in inverno il caratteristico profumo annuncia alcuni arbusti di falso calicanto (Chimonanthus praecox), mentre un piccolo stagno segnala la presenza di un cipresso di palude (Taxodium distichum), originario degli Stati Uniti ove cresce in zone paludose lungo i fiumi. Caratteristici di questo albero sono gli pneumatofori, organi radicali che fuoriescono dal terreno crescendo in verticale, ricchi di tessuti in parte cavi per consentire una sufficiente ossigenazione anche alle parti immerse nell’acqua. Dal momento che tali strutture non si sviluppano quanto il suolo è asciutto, periodicamente il piccolo stagno viene allagato. All’ingresso di via Linati cresce un gelso del Giappone (Broussonetia papyrifera), in cui si può notare una spiccata eterofillia, ovvero la presenza di foglie dalla geometria variabile da cuoriforme, ovoidale e lobata.

Davanti alle serre possiamo notare una metasequoia (Metasequoia glyptostroboides). Di questa specie se ne conoscevano soltanto i resti fossili fino a che, nel 1945, un botanico cinese ritrovò, su alcune montagne della Cina, una conifera che venne riconosciuta come l’unica specie attualmente vivente di questo genere. Nel 1948 i suoi semi germinarono a Boston e in Gran Bretagna, ed entro un anno la Metasequoia veniva coltivata in tutto il mondo. Ai piedi del grande albero sono ricoverate e propagate le piante di Viola odorata Duchessa di Parma, varietà a fiore pieno caratteristica della città. Poco oltre la metasequoia, proseguendo verso l’ingresso alle serre settecentesche, cresce un esemplare di Liquidambar stiraciflua, originario del Nord America e il cui fogliame, in autunno, vira nel color giallo-rosso, mentre nell’aiuola simmetrica oltre la terrazza delle serre cresce un grosso Poncirus trifoliata. Questa specie, originaria della Corea e della Cina settentrionale, viene usata come portainnesto, servendo da piede a limoni, mandarini e aranci in molti paesi a clima temperato-fresco, dove ogni altro Citrus non resisterebbe. Tra le sue robuste spine produce piccoli esperidi vellutati, dal sapore amarissimo.