acqua

Non capita spesso, ma ogni tanto le nostre impressioni coincidono con i dati oggettivi. Analizzando frequenza, abbondanza e intensità delle precipitazioni in Italia dal 1880 a oggi, si è notato quello che tutti noi riscontriamo guardando fuori dalla finestra: in Nord Italia piove meno e meno spesso, ma l’intensità delle singole piogge è nettamente aumentata. Ovvero, viviamo periodi di maggiore siccità inframezzati da piogge sempre più forti. In alcune aree del mondo questo fenomeno è ancora più marcato, ad esempio in certe zone degli Stati Uniti negli ultimi 50 anni l’acqua scaricata dai temporali è cresciuta del 70%.

Questo “regalo” del cambiamento climatico mette in crisi le infrastrutture che smaltiscono le acque piovane, causando allagamenti e danni materiali, purtroppo talvolta anche vittime. Il fenomeno risulta aggravato dalla contrazione delle superfici verdi di città, che forniscono un contributo importante legato sia alla loro estensione che al modo in cui sono gestite. Purtroppo, l’impermeabilizzazione delle aree urbane in Europa è cresciuta in media del 20% negli ultimi 20 anni e l’Italia non è un’eccezione. Solo in Lombardia, ad esempio, l’aumento della superfici sigillate da asfalto e cemento è stato superiore al 200% dal 1950 a oggi.

Piccoli contributi, ma importanti

La responsabilità non è solo delle spinte edificatrici di amministratori e costruttori, ma ricade anche sulle piccole iniziative dei proprietari di giardini. Ad esempio, persino in una terra ricca di tradizione come la Gran Bretagna superficie media del verde nei giardini urbani è passata in pochi decenni da oltre 200 a meno di 100 mq. Nel corso dell’ultimo decennio, nel comune di Londra, il numero di giardini in cui i parcheggi hanno coperto prati e aiuole è triplicato. Nella città inglese di Leeds la cementificazione dei giardini e stata monitorata con cura dal 1974 fino al 2004, riscontrando un aumento del 13% del rischio di inondazioni a causa della perdita di suolo drenante. Basta una riduzione del 20% della superficie assorbente garantita da un giardino per raddoppiare la quantità di acqua che scorre per le strade durante un temporale.

Il giardino spugna

Il contributo delle piante al drenaggio delle piogge è un classico esempio di sinergia, come sempre avviene per le dinamiche naturali. Gli alberi intercettano le precipitazioni, migliorano l’infiltrazione della pioggia nel sottosuolo, rimuovono l’acqua dal suolo tramite traspirazione e rafforzano le prestazioni di altre infrastrutture verdi. La prima azione ha luogo sulle foglie degli alberi ed è strettamente fisica: trattenendo sulla chioma tra il 5 e il 30% della pioggia che le colpisce, le foglie rallentano la velocità con cui l’acqua giunge al suolo, assicurando più tempo per il suo smaltimento e agevolando il lavoro dei tombini. Il secondo intervento riguarda i fusti e la loro azione simile a quella di una grondaia: l’acqua che cola lungo le cortecce giunge al suolo in prossimità dell’inserzione tra albero e terreno, dove la capacità di infiltrazione sotterranea è maggiore. L’azione delle radici come guida e nell’amplificare porosità e permeabilità del terreno non è trascurabile. Il terzo contributo riguarda nuovamente le foglie ed è legato alla loro costante azione di traspirazione: eliminando grandi volumi di vapore acqueo letteralmente pompano acqua dal suolo, aumentandone la capacità di assorbimento anche durante un temporale. Ad esempio, un singolo platano può consentire l’eliminazione per evaporazione di alcune centinaia di litri al giorno, con un contributo del 50-60% rispetto al totale dell’azione drenante.

Nel ridurre gli effetti delle piogge in città, le infrastrutture verdi sommano più contributi

Non conta solo l’attore, ma anche la scenografia

Tutti questi contributi sono però altamente variabili in funzione delle condizioni in cui gli alberi sono posti. Ad esempio la presenza di alberi può aumentare la capacità assorbente di un prato, riducendo il ruscellamento del 150%. In un parcheggio da 200 posti, 200 alberi di medie dimensioni riducono del 17% lo scorrimento di acqua, mentre se posti lungo un viale la mitigazione è prossima al 60% e può crescere fino a quasi l’80% se gli spazi di terreno libero sotto di essi sono abbastanza ampi. Questi numeri sono solo un esempio dell’enorme variabilità delle risposte, che forniscono indicazioni generali favorevoli, ma che andrebbero confermate di volta in volta nel momento in cui si decide di effettuare un intervento in un determinato luogo. Una gestione del verde urbano incentrata solamente su criteri estetici, una inadeguata manutenzione delle chiome e il sigillamento dei gardini privati limitano tuttavia moltissimo le capacità di gstione dell’acqua piovana nelle nostre città. Gestire meglio il drenaggio urbano nell’epoca delle forti piogge richiede quindi più che piantare alberi: questi devono essere adeguatamente piantati e mantenuti e l’equilibrio favorevole tra costi di gestione e ritorno del verde in termini di risparmi nella prevenzione di alluvioni andrebbe ben comunicato ai cittadini.