La dura vita del bosso

La neve dell’inverno ha fatto qualche danno ed è stato necessario potare drasticamente una pianta di bosso. Anche da tagliate, però, le piante raccontano storie e fermarsi a guardare questa ellissi di legno giallo apre parecchie vie.

La prima parte dalla fatica fatta dai nostri giardinieri, perché il legno di bosso è durissimo.

La seconda parte dal perché di tanta tenacia, dovuta alla lentezza con cui quest’albero cresce. L’evoluzione ha premiato nel bosso la formazione di vasi piccoli e molto densi, per ottimizzare l’esistenza in climi scarsi di acqua. Questo permette an
di non perdere le foglie in inverno

La terza parte dalle nostre abitudini: “ma il bosso è quello delle siepi, perché qui si parla di alberi?”. Come le patate non nascono fritte, così questa pianta se tenuta lontana dalle forbici dei giardinieri cresce a forma di albero, alto anche 5-6 metri.

La quarta via parte proprio dalle siepi e mette insieme lentezza, potature formali ed estetica: crescendo piano, il bosso non perde troppo presto la forma imposta. Il suo aspetto si cristallizza senza far fare troppa fatica ai giardinieri.

La quinta porta per mare: il legno di bosso è talmente pesante che affonda in acqua, contrariamente a molte altre essenze. Il suo peso specifico è quasi il doppio rispetto al pino e al larice.

La sesta via esce dai giardini ed entra nei laboratori di falegnami, artisti e liutai. Con la sua durezza il legno di bosso è stato fondamentale per la nascita della xilografia e di molti strumenti musicali, grazie alla possibilità di lavorarlo e inciderlo con grande precisione senza rischio di fratture.

La settima via riporta a casa: come mai se è così duro si è rotto sotto il peso di poca neve? Il nostro bosso non si è spaccato: come sempre è’ l’anello più debole della catena a cedere e in questo caso sono state le radici.