Adattarsi alla città

Per un Orto Botanico non esistono solo le piante un po’ viziate che crescono al suo interno, ma anche quelle ruspanti in costante battaglia con la difficile vita cittadina. Oltre a cercare anfratti da cui spremere nutrimento, le piante urbane devono sopportare temperature più elevate, sostanze inquinanti, ostacoli, scarsità di risorse, mancanza di impollinatori e soprattutto devono gestire ambienti frammentati. La loro vita è una piccola palestra evolutiva, in cui strade, edifici, parchetti e marciapiedi creano nicchie abitate da tribù ben separate, che non si riescono a riprodurre tra loro anche a pochi metri di distanza.

Queste tribù di quartiere possono acquisire doti che le separano in poco tempo dalle loro omologhe di campagna; ad esempio, creano meno foglie o trattengono meglio l’acqua, oppure accumulano più sostanze difensive verso calore e siccità. Anche per questo, in molte indagini si è osservata una maggiore biodiversità tra le popolazioni cittadine rispetto alle zone agricole.

Una differenza importante riguarda i semi, anche quelli delle comuni erbacce come quelle in foto. Mentre in campagna piante rustiche come Crepis sancta tendono a produrre semi più leggeri per facilitarne la dispersione, perché la probabilità di trovare altrove luoghi idonei è alta, le loro popolazioni metropolitane ne producono di più pesanti. Bastano 5-10 anni di vita in città per notare questa specializzazione. Viaggiando in città, i semi leggeri cadranno più facilmente in zone inospitali ben diverse dalla nicchia in cui sono nati. Al contrario, quelli pesanti possono più probabilmente germogliare nei pressi della pianta madre, dove c’è una nicchia che rende la vita possibile.

Questa risposta è vincente nell’immediato ma a rischio nel medio-lungo termine, dato che riduce i vantaggi tipici di una riproduzione che mescola, scambia e contamina i patrimoni delle generazioni future. Anche per questo, oltre a coccolare quelle nelle loro aiuole, gli Orti Botanici si dedicano alle piante di strada.